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Spettacolo

Era più famoso di Diego Abatantuono: la triste fine di Giorgio Porcaro

Giorgio Porcaro è stato il comico che secondo molti ha inventato l’espressione “terrunciello”, la sua è stata una vita breve e drammatica.

Nato a Benevento nel 1952 e cresciuto a Milano, Giorgio Porcaro – per molti – è un nome del tutto sconosciuto, eppure a lui vengono attribuite alcune espressioni che sono diventate di uso comune tra i comici milanesi. Il comico trapiantato nel capoluogo meneghino apriva i suoi spettacoli ricordando la tipica espressione della sua mano “a cucchiaietta”, ovvero una mano “piccola, tozza e a badiletto”.

Il dramma di Giorgio Porcaro (MilanoMet.it)

Ma è soprattutto con l’espressione “terrunciello” che si afferma in ambito nazionale, tant’è che questo suo modo di dire è ancora oggi oggetto di contesa. Come molti sanno, infatti, questa stessa espressione viene utilizzata a inizio carriera da Diego Abatantuono, prima in alcuni spettacoli di cabaret e poi nei suoi primi successi cinematografici, per esempio in “Eccezzziunale… veramente”.

Il termine “terrunciello” coniato da Giorgio Porcaro o Diego Abatantuono?

Giorgio Porcaro non ebbe lo stesso successo del suo omologo di origini pugliesi, il padre di Abatantuono era di Vieste, ma comunque si vede a lui l’espressione “terrunciello”. Questo termine indica un modo di fare e di parlare che mescolava origini meridionali e milanesità e che ebbe talmente vasta risonanza che Mariano Laurenti nel 1982 girò un film dedicato proprio a questa tematica.

Giorgio Porcaro e Diego Abatantuono a fine anni Ottanta (MilanoMet.it)

La pellicola è Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi” e i due protagonisti sono Giorgio Porcaro e Teo Teocoli, che interpretano due meridionali trapiantati al Nord, rispecchiando proprio le loro origini, ovvero il beneventano e il tarantino (Teocoli in realtà è di origini reggine e a Taranto è solo nato). Se all’epoca c’erano davvero pochi dubbi sulla paternità dell’espressione “terrunciello”, col tempo le cose un po’ cambiarono.

Secondo alcune tesi, si tratta di un’invenzione condivisa con Diego Abatantuono, che ha interpretato e portato avanti il personaggio: Porcaro sostenne di aver ceduto il personaggio al comico di origini pugliesi, ma la polemica sul “diritto di paternità” è emersa in diverse interviste e dichiarazioni. Da parte del comico di origini beneventane, non mancarono anche prese di posizione dure verso l’ex sodale.

La triste parabola di Giorgio Porcaro

Porcaro e Abatantuono avevano sostanzialmente esordito nello stesso periodo, davvero giovanissimi, al Derby di Milano, nel mondo del cabaret: con loro, condividono lo stesso palco Mauro Di Francesco, Teo Teocoli, Massimo Boldi e Giorgio Faletti, e altri che hanno poi contribuito a fare la storia della comicità in Italia. A teatro esordisce in “Da dove vieni tu?”, scritto con Gianfranco Funari.

Giorgio Porcaro e la mano a cucchiaietta (MilanoMet.it)

Arriva poi “La tappezzeria”, spettacolo di Enzo Jannacci e Beppe Viola, mentre in tv l’esordio è con “3, 2, 1… contatto!”, sul primo canale nazionale, dove alla conduzione c’è un ragazzo che si chiama Paolo Bonolis. Dall’esperienza con Jannacci e Viola, nasce il Gruppo Repellente, di cui fa parte anche con Abatantuono, e che in televisione arriverà col format “Saltimbanchi si muore”, nel 1980.

Nel corso degli anni, Porcaro appare anche in alcuni film comici come “L’esercito più pazzo del mondo”, “La sai l’ultima sui matti?” e “Attenti a quei P2”, quest’ultimo una satira della nota vicenda giudiziaria legata a una loggia massonica segreta. La sua carriera sta già vivendo una parabola discendente, quando viene arrestato in una retata antidroga, che mette sotto scacco altri elementi del Derby di Milano.

Dopo quei fatti, Giorgio Porcaro è costretto a ricominciare praticamente da capo: lo rivediamo a fine anni Ottanta e primi anni Novanta in alcune trasmissioni delle reti private lombarde, ma ha perso molto della sua verve comica. Appare nel 1997 nel film “Gli inaffidabili” di Jerry Calà e di là a poco scopre la malattia: si è spento a soli 49 anni per un tumore alle ossa, all’ospedale di Monza.

Gabriele Mastroleo

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