Fissata l’udienza per Mohammad Abedini, si discutono gli arresti domiciliari: avverrà il prossimo 15 gennaio.
Il 15 gennaio è la data che vede programmata l’udienza di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano-svizzero arrestato lo scorso 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa, su richiesta di estradizione degli Stati Uniti. Nonostante proprio ieri la procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, avesse espresso parere negativo riguardo la possibilità di condannare Abedini agli arresti domiciliari, l’uomo il 15 gennaio sarà sottoposto ad udienza.
Attualmente detenuto presso il carcere di Opera, l’uomo di 38 anni è accusato di terrorismo per violazione delle leggi americane riguardanti l’esportazione di componenti elettronici sofisticati dagli Usa all’Iran nonché per aver fornito materiale ad un’organizzazione terroristica straniera.
Mohammad Abedini, il parere della procuratrice generale di Milano Francesca Nanni non è vincolante
Tra i protagonisti della questione giudiziaria che vede coinvolte Italia ed Iran, non manca il nome della giornalista italiana Cecilia Sala, oggi detenuta nel carcere iraniano di Evin e accusata di aver violato le leggi dello Stato. Proprio negli ultimi giorni, Teheran aveva chiesto uno scambio di prigionieri, chiedendo il rientro in patria di Mohammed Abedini in cambio del rilascio di Cecilia Sala.
Proprio nella giornata di ieri, la madre della giornalista ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed ha pubblicamente espresso la sua preoccupazione riguardo le condizioni disumane che sta vivendo sua figlia nel carcere di Evin.
A raccontare la situazione nella quale si trovano costretti i prigionieri di Evin è stata anche Alessia Piperno, la giovane romana che venne arrestata e detenuta per 45 giorni nel settore 209, a detta sua il peggiore. Secondo quando dichiarato dalla donna, pur non conoscendo il settore a cui è stata destinata Cecilia Sala, è probabile che stia dormendo a terra e che, nonostante non subisca alcun tipo di danno dal punto di vista fisico, venga sottoposta a pressioni psicologiche dolorose. “Ad Evin è possibile sopravvivere mantenendo la lucidità. Ti aiutano la speranza e il pensiero della famiglia, non ci sono alternative”.
Fissata l’udienza per discutere dei domiciliari di Abedini
Nonostante il parere della Procura generale di Milano, che ha definito Abedini un soggetto estremamente pericoloso, la Corte d’Appello di Milano ha scelto di prevedere l’udienza nella quale discutere degli arresti domiciliari, terminando il periodo di detenzione in regime di stretta sorveglianza.
Mentre si resta in attesa dell’udienza del 15 gennaio, fissata per le ore 9, non si esclude la possibilità per cui il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, richieda la revoca dell’arresto del 38 enne. In Italia, infatti, i reati contestati hanno un peso diverso a quello assegnatogli negli Stati Uniti. In aggiunta, l’Irgc, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica che gli Usa ritengono Abedini abbia sostenuto, non è nella black list dell’Onu e dell’Unione Europea.
Nel frattempo, è emerso quanto detto dall’ingegnere iraniano-svizzero al suo avvocato Alfredo De Francesco, nel corso di una visita in carcere: “pregherò per me e per lei”, con riferimento a Cecilia Sala. L’uomo, oltre ad esprimere preoccupazione per la propria famiglia, ha anche avanzato richiesta d’informazioni riguardo la giornalista detenuta in Iran.
Cecilia Sala, il collegamento con Mohammed Abedini
Ciò che lega il fermo di Cecilia Sala a quello di Mohammed Abedini, secondo gli esperti, non è altro che una forma di ritorsione nota come “diplomazia degli ostaggi”. Già in passato, questa metodologia d’azione aveva permesso alla Repubblica islamica, all’interno di contesti di sanzioni economiche e isolamento diplomatica, di avvalersi di prigionieri anche esterni ai casi trattati e oggetto d’interesse, per fare leva e ottenere favori quali la liberazione di iraniani detenuti all’estero.